Punire chi?
E per cosa?
Le punizioni come “metodo educativo correttivo” verso i figli, gli alunni o, celatamente, verso noi stessi sono insite nelle stelle.
Già, scritto nelle stelle! No, non sto delirando!
Davvero è scritto nelle stelle e nei miti che ci accompagnano già da bambini.
Se fai qualcosa che a qualcuno non va bene, verrai punito!!
Nei miti della creazione, c’è sempre qualcuno che “viene punito” per un’azione giudicata sbagliata da un essere ritenuto superiore.
Prometeo, lo ricordate?
Reo di aver rubato il fuoco agli dei per donarlo agli uomini ed incatenato sulla rupe?
Adamo ed Eva e l’albero del bene o del male? O della conoscenza?
Tutta la nostra vita si barcamena tra prove ed errori, è normale sbagliare e poi aggiustare il tiro ma il tiro non si aggiusta con il punire o lo sgridare i figli.
E’ ben dimostrato dai miti che spesso sono gli errori che portano conoscenza.
“L’errore è tuo amico” ripeteva la mia amata maestra Dani.
Sgridiamo e puniamo gli altri e noi stessi perchè è insito in noi ma vi assicuro che non funziona.
Eppure la “pedagogia nera” ha un sacco di seguaci.
Non per cattiveria ma proprio perchè è insito nelle nostre cellule.
E proprio per questo occorre riflettere ed ampliare lo sguardo.
Lo ricordate il medico che insegnava come far dormire un neonato?
Un metodo basato su un bieco comportamentismo che neppure Pavlov con i suoi cani, nel 1900, in Russia…
Oppure quel programma televisivo che consigliava cosa fare con bambini “monelli”?
Davanti all’errore mai hanno suggerito:
- l’ascolto attivo
- l’importanza del dialogo,
- l’empatia ed intelligenza emotiva.
Un neonato che piange sta comunicando qualcosa.
Un adolescente che contesta sta comunicando qualcosa.
Una verifica andata male ci sta comunicando qualcosa.
La fine di una relazione amorosa sta comunicando qualcosa.
Il fatto che non capiamo cosa ci sta succedendo sta comunicando qualcosa…
Tutte queste possono essere occasioni di miglioramento personale e di trasformazione!
Se fossimo un allievo arciere davanti al bersaglio…
Servirebbe un insegnante che ci abbracci da dietro, che accompagni i movimenti, che insegni la mira, che ci chieda di ascoltare il corpo, che indirizzi la forza e la precisione.
Se l’insegnante si esprimesse con urli e grida perchè il bersaglio non è stato preso, il bersaglio andrà ancora più lontano, fuggirà via.
La maestra che nella scuola dell’infanzia mette un bimbo seduto perchè ha morso il compagno non saprà mai perchè quel fatto è accaduto e quel piccolo imparerà a non venire ascoltato.
Se la nostra vita rimane ferma alla punizione bambini ed al punirsi per non aver raggiunto l’obiettivo, non sapremo mai evolvere.
Bellissimo articolo, grazie
grazie a te, bellezza!