Spesso mi si chiede perché ami tanto parlare di archetipi maschili, archetipi femminili e di miti.
Del loro significato formativo ed educativo.
In realtà è perché mi piace parlare di tempi andati, di magia, di conoscenza semplice, anche se sembra complessa…
A volte mi piace molto narrare fiabe o storie di vita (i piccini ne sono molto affascinati).
Con gli adulti gli archetipi maschili, gli archetipi femminili ed i miti funzionano di più.
Come prima cosa sarebbe bello chiedersi cosa vuol dire “l’archetipo”: semplicemente è un modello, qualcosa a cui riferirsi, un punto fermo da guardare, di cui tenere conto, che esiste da tanto, tantissimo tempo, magari muta ma non invecchia mai.
Poi il “mito” è una narrazione che può spiegare in termini magici (ma a volte con un fondo di verità) fatti ed avvenimenti non svelabili in modo diverso.
L’archetipo ed il mito quindi ci aiutano ad identificare problemi, soluzioni, obiettivi di vita.
Incarnano chi siamo, chi vorremmo essere e chi non vorremmo essere per nessun motivo al mondo. Chi sono gli altri e cosa sta accadendo.
Il mito e l’archetipo raccontano storie di vita, che spesso ci appartengono, in quanto accadimenti umani.
Proprio per questo possono attivare la nostra autoriflessione ed “allargare” la nostra comprensione, attivando il pensiero divergente, che io personalmente amo tantissimo.
Il tutto sembra difficile per il semplice fatto che oggi fatichiamo ad allargare lo sguardo oltre al qui ed ora. Invece, con tre passi all’indietro, archetipi maschili, archetipi femminili e miti sono semplicissimi.
Enea personaggio umile e fiducioso nella vita, in quello che gli Dei avevano per lui in serbo…
Ulisse, viaggiatore e cercatore che invece sfida gli Dei…
Demetra Dea della fertilità e delle messi e ben rappresentativa del rapporto madre e figlia…
La dea Persefone, sua figlia; bambina strappata all’infanzia che diviene poi regina di territori profondi…
La dea Afrodite, di bellezza e seduzione…
Chi mi conosce sa, potrei andare avanti per ore, ed ore…
E so bene che quando gli archetipi maschili, gli archetipi femminili o i miti vengono narrati in cerchio o visti attraverso le carte o il processo autobiografico accendono una scintilla, a volte nelle nostre menti, a volte nei cuori, a volte… proprio nella pancia… ed è così che poi, dopo quel momento, si torna a casa…
…e non si è più quelli di prima.
“Pensavo che fosse roba più difficlie” mi dicono alcuni…
“A scuola non mi erano piaciuti più di tanto, invece ora…” dicono altri…
“Ho capito, questa storia mi ricorda proprio”…
Con miti, archetipi maschili ed archetipi femminili, ci educhiamo, rieduchiamo e formiamo.
Allarghiamo lo sguardo a nuovi orizzonti e la nostra comprensione dei fatti, semplici e complessi, della vita… si fa più ampia.
Eppure se ne parla sempre meno.
Perché in un mondo che ci vuole tutti uniformati fa paura andare a recuperare una “forma archetipica” più totalizzante, sicura e contenitiva, già ben presente in noi.
Credo che se concedessimo ai giovani e meno giovani di gustare il maggior numero possibile di miti, archetipi maschili ed archetipi femminili non sarebbe più molto facile rendere i nostri pensieri schiavi di dictat e mode.
Forse per questo a tanti fanno paura? O sembrano poco comprensibili?